Come trovare sé stessi
Salvo altre piacevoli sorprese da qui a dicembre, ecco il disco rock dell'anno. I maggiori esponenti del Paisley underground targato anni Ottanta hanno pubblicato un disco che già dal titolo suona visionario e provocatorio. "Come posso trovare me stesso qui?". Questa miscela di garage rock, folk ed elettronica riprende le lezioni di Lou Reed, rielaborandole con gli sviluppi apportati dall'elettronica negli ultimi vent'anni, in particolare con i contributi forniti da Radiohead e Kasabian.
Del resto, questo disco potrebbe sembrare inciso sia da una giovane band di Los Angeles, alle sue prime armi con chitarra/basso/batteria -e che, quindi, ne fa sua la freschezza e vitalità- sia da veterani del rock più conosciuti al grande pubblico. La ruvidita' di Out of my head e di 80 west è compensata dai richiami della summer of love in Like Mary e Kendra's dream.
La sfrontatezza -via Neil Young- di The circle è solo una maschera per coprire l'inquietudine di chi ha capito cosa ci aspetterà nel prossimo decennio. Le atmosfere fumose, claustrofobiche, e apparentemente sfuggenti della title track sono levigate da un testo tanto semplice quanto intelligente, sospeso tra la denuncia sociale e l'autocritica.
Un disco "da viaggio" come pochi, per chi non ha paura di partire alla ricerca di sé stesso confrontandosi con l'intero melting pot "umano" fatto di luoghi, persone ed esperienze.
Un lavoro minore rispetto a The days of wine and rose, ma avvincente e al passo con i tempi.
Un disco "da viaggio" come pochi, per chi non ha paura di partire alla ricerca di sé stesso confrontandosi con l'intero melting pot "umano" fatto di luoghi, persone ed esperienze.
Un lavoro minore rispetto a The days of wine and rose, ma avvincente e al passo con i tempi.
How did I find myself here? L'America post moderna sta' tutta qua; ma forse non solo l'America, un po' tutto il mondo.
Da non perdere.
Buon ascolto.
Marco Scanu
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