Dall'alto della propria esperienza, dal basso dei propri errori
11 dicembre 2017
Vengono e vanno. Arrivano su un vecchio e sgangherato pick-up Dodge anni Cinquanta, bianco, carico all'inverosimile di bagagli e cianfrusaglie e sono subito in scena.
The Traveling Wilburys sono Bob Dylan, George Harrison, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbison, eccezionalmente assieme per un viaggio che, a discapito della scanzonatezza e dell'apparente leggerezza suggerita dal tema musicale, è una sorta di saga degli sconfitti.
Raccontano alcune vicissitudini che hanno costellato la loro vita ma non si arrendono, e manifestano apertamente il bisogno di poter contare su qualcuno o qualcosa che si prenda cura di loro.
Handle with care è il titolo di un brano marcatamente folk-rock, arricchito da frange country e da paillettes e lustrini pop; è il verso che chiude ciascuna delle cinque strofe che compongono il pezzo; è l'invocazione che i cinque fantasmagorici fratelli di viaggio rivolgono, dall'alto della propria esperienza e dal basso dei propri errori, ad un non meglio precisato, e comunque sempre muto, interlocutore.
Il microfono calato dall'alto del grande hangar nel quale arrivano di gran fretta, appare come un totem. Loro attorno, in cerchio, come in un rito, danzano e cantano, richiamando l'attenzione di colei, l'unica, che è ancora capace di restituir loro la perduta felicità, di star loro accanto e agevolarne il riscatto, capace di regalar loro la speranza di un roseo futuro: una donna, forse, ma molto più verosimilmente
una dea: la musica.
Dopo tre minuti e tre secondi, lo sfumare del sound fa capire che la tappa di questo viaggio volge al termine: torna in scena il fedele Dodge che vorrebbe portar via i Wilburys.
Ma loro, impassibili, lo ignorano perché stanno già a cavallo di un treno che, a sua volta, sembra in procinto di partire.
Il treno di un nuovo, dolce, successo?
Dino Serra
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